In Istria la pesca costituisce da sempre un'importante fonte di sostentamento della popolazione locale. I pesci e i molluschi hanno fatto parte dell'alimentazione umana sin dalla preistoria e in epoca romana, accanto ai palazzi sul mare, si costruivano piscine in cui tenere i pesci vivi.
Le prime testimonianze di pesca privilegiata risalgono al VI secolo, quando nel canale di Leme esisteva un'area di pesca di pertinenza del vescovo di Parenzo. Nel corso dei secoli successivi l'intera costa occidentale dell'Istria rimase suddivisa in aree di pesca corrispondenti a determinati possedimenti sulla terraferma.
La pesca è stata sempre praticata non solo in Istria, ma anche in tutto il bacino del mare Adriatico. Si suppone che gli inizi di tale attività risalgano già al Neolitico, come testimonia il ritrovamento di conchiglie di bivalvi e lische di pesce in alcuni siti databili a quell'epoca. Lo sviluppo della pesca nel corso del tempo è avvenuto in armonia con la civiltà e la cultura e sempre di pari passo con l'umanità.
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La sovrapesca è un tipo di pesca che supera le capacità produttive del mare. Le cause di questo stato di cose risiedono nell’enorme crescita della popolazione umana, il che conduce automaticamente a una maggiore domanda, al progresso tecnologico, allo sviluppo di navi e varie attrezzature da pesca, nonché soprattutto alla creazione di un mercato globale. L’intero processo è la conseguenza del desiderio di un profitto sempre più alto e tutto questo, come spesso accade, si ripercuote soprattutto sull’ecosistema che, a differenza di ciò che molti vorrebbero credere, non è inesauribile.
La sovrapesca finalizzata a soddisfare la maggiore domanda rappresenta una minaccia molto seria per l’intera umanità. I governi, in collaborazione con l’industria ittica, si stanno pertanto impegnando per scongiurarla.
Per quanto riguarda l’Adriatico, negli anni Ottanta la sovrapesca di sardine e acciughe ha causato un crollo nella quantità complessiva di pescato che tuttora resiste, nel complesso, a quei livelli, a fronte di un incremento del numero di pescatori e delle navi. Questo significa che, per la medesima quantità di pescato, è necessario uno sforzo di gran lunga maggiore. Nel corso degli ultimi dieci o vent’anni la sovrapesca ha colpito tutte le specie bersaglio, tra cui lo scorfano rosso, il sarago maggiore e i grossi crostacei. Se vogliamo evitare minacce di varia natura come la mucillagine e numerose anomalie dell’ambiente marino, le risorse devono essere utilizzate in maniera mirata e sostenibile, senza sprechi né in maniera incontrollata.
Il concetto di pesca sostenibile parte dal presupposto che dal mare si debba prendere soltanto quello che il mare, ovvero l’ecosistema marino, è in grado di rinnovare in maniera naturale, con le proprie forze. Tutto ciò che va oltre tale limite conduce alla totale devastazione delle nostre risorse marine.
La pesca sostenibile deve tenere conto sia degli aspetti ecologici che di quelli socioeconomici del territorio locale, nonché coinvolgere la comunità locale nella gestione delle risorse.
Nel corso dell’ultimo decennio e mezzo la Repubblica di Croazia ha compiuto alcuni primi passi e progressi verso l’implementazione di un sistema di gestione del mare fondato sulle più recenti conoscenze scientifiche, sulla salvaguardia della biodiversità, nonché sul rispetto delle diverse esigenze e dei diversi valori di tutti i cittadini. Ora tocca a noi rendere quel sistema il più efficiente possibile. Bastano pochi semplici passi per assicurare un’efficace tutela dell’ambiente marino, per cui:
– Prestate attenzione a sostenere i prodotti della pesca sostenibile pescati in maniera tale da preservare gli stock ittici e le persone che ne dipendono
– Acquistate prodotti certificati
– Non mangiate pesce non adulto
– Controllate le etichette
– Includete un po’ di varietà in tutto, anche nei vostri consumi
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Il Gruppo di azione costiera "Pinna nobilis"
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